ALCUNE OSSERVAZIONI
SUL RITMO
Il ritmo ( dal greco rythmòs
= successione) è la successione degli accenti metrici all’interno di un
testo poetico.
L’ictus, cioè accento ritmico di un vocabolo solitamente
coincide con l’accento tonico dei vocaboli in prosa, ma non sempre.
Gli accenti sono fissi nei versi parisillabi ( binario,
quaternario etc.) : questo conferisce un ritmo regolare e cadenzato
Gli accenti sono variabili nei versi imparisillabi
Il ritmo di un componimento puo’ essere LENTO, CANTILENANTE,
MONOTONO, MEDITATIVO, SOLENNE, EPICO
Dolce e chiara è la
notte e senza vento
E queta sovra i tetti
e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di
lontan rivela
Serena ogni montagna.
O donna mia,
gia’ tace ogni
sentiero, e pei balconi
rara traluce la notturna
lampa.
(La sera del dì di
festa- Giacomo Leopardi)
I versi sono endecasillabi, con accenti ritmici distanziati
e ripetuti enjambements: il ritmo è lento
Il ritmo puo’ essere VELOCE, INCALZANTE, MARTELLANTE
Dagli atri muschiosi,
dai fori cadenti
Dai boschi, dall’arse
fucine stridenti,
dai solchi bagnati di
servo sudor,
un volgo disperso
repente si desta;
intende l’orecchio,
solleva la testa
percosso da novo crescente romor
( Adelchi – Alessandro
Manzoni)
Il ritmo martellante, ravvicinato degli ictus si addice alla
descrizione della discesa in Italia dell’esercito dei Franchi raccontata nella
tragedia di Manzoni.
Il ritmo poi puo’ essere REGOLARE o DISCONTINUO.
Oltre alla lunghezza dei versi e alla posizione degli ictus
un altro elemento che segna il ritmo è l’ENJAMBEMENT